L’uva è uno dei prodotti più straordinari che la nostra bella terra di Puglia ci offre. La consumiamo con piacere sia nella sua versione da tavola, che per vinificazione, dando vita a vini che ogni anno diventano sempre più protagonisti della scena vitivinicola non solo italiana ma anche internazionale.

Basti pensare che solo poche settimane fa, la popstar Madonna celebrava un vino rosè pugliese in un suo tweet inviato direttamente dalla sua vasca da bagno! Ma veniamo a noi.

Un trittico vincente di vitigni autoctoni

I vitigni autoctoni in Puglia sono 3 e sicuramente rappresentano il fiore all’occhiello di una produzione vitivinicola che – anno dopo anno – non smette mai di stupire, di rassicurare e di coccolare anche i palati più esigenti in fatto di vino.

Nello specifico, ci riferiamo a:

Negroamaro

Il Negroamaro è un vitigno prettamente salentino e molto antico. Sembra sia stato portato qui tra l’VIII e il VII sec a.C dai Greci. Se in latino “niger” vuol dire nero, anche in greco “mavrus” significa nero: l’etimologia dunque non lascia grande spazio a interpretazioni! Le sue uve sono nere ed il grappolo è piccolo e compatto. E’ una pianta molto resistente al calore, ed ecco spiegato perchè si trova così bene in questo estremo lembo di terra del nostro bel paese. Le sue bucce sono ricche di polifenoli. Si usa per la produzione di vini rossi ma anche di piacevoli vini rosati, sia in purezza che in combinazione con altri vitigni.

Nero di Troia

Chiamato anche Uva di Canosa, il nero di Troia sembra abbia, come il negroamaro, origini elleniche. Sembra che Diomede, migliore amico di Ulisse, sia giunto nell’attuale Puglia a seguito della guerra e che abbia portato con sè alcuni esempi di questo vitigno. Tuttavia, alcuni studiosi ipotizzano che il vitigno in questione esistesse già in zona e che anzi le popolazioni locali (Dauni) fossero perfettamente in grado di ricavarne del vino. Il Nero di Troia è un vitigno che cresce autoctono in tutta la Puglia centro settentrionale. Ne esistono due varietà, detti biotipi, quella di Canosa (o Ruvo) e quella di Barletta. Tra i vitigni autoctoni pugliesi, il nero di Troia è l’ultimo a raggiungere maturazione: la vendemmia si effettua infatti a fine ottobre: i rischi non mancano, poichè il clima, per quel periodo dell’anno, potrebbe riservare spiacevoli sorprese. Per ciò che concerne la vinificazione, nei tempi passati, si ovviava alla presenza di notevoli quantità di tannini nelle sue bucce andando a creare un blend (ovvero un mix) con vitigni Montepulciano. Recentemente, tuttavia, dietro l’esigenza e la volontà di affermazione dell’identità della regione Puglia sul mercato vitivinicolo, si è cercato di produrre meno blend possibile e di andare a sviluppare un vino Nero di Troia in purezza, esperimento che possiamo definire molto ben riuscito.

Primitivo

Anch’esso è autoctono pugliese e presente quasi esclusivamente in Puglia. Fu un sacerdote pugliese di Gioia del Colle che nel XVIII secolo studiò questo vitigno e vi assegnò il nome di Primitivo. Al contrario del Nero di Troia, il primitivo arriva per primo a maturazione, ed ecco spiegato il suo nome. Peraltro, vi incuriosirà sapere che negli Stati Uniti D’America esiste un vitigno pressocchè identico al Primitivo, chiamato Zinfandel.  Ma non finisce qui: anche in Croazia sembra ci siano dei vitigni geneticamente identici al Primitivo. In generale, vale la pena di sapere che il Primitivo è una varietà abbastanza delicata, poichè soggetto a muffe e poco resistente alla siccità, così come alle gelate. I suoi grappoli sono generosamente zuccherini, pertanto il primitivo produce vitigni sempre con gradazione alcolica abbastanza alta. Da sempre, dunque, è stato usato come vino da “taglio” e inviato altrove in Italia o Europa per dar vita a blend. Recentemente però, si è riscoperto il gusto pugliese per le varietà autoctone e, complice il desiderio di affermazione della regione nel panorama vitivinicolo internazionale, si è dato vita a vini in purezza assolutamente degni di nota.

I vitigni alloctoni

In Puglia vi sono poi tanti vitigni alloctoni, cioè non nativi di questa regione, ma che trovano qui un habitat ideale per crescere e maturare convenientemente. Citiamone alcuni: Malvasia, Verdeca, Susumaniello, Ottavianello, Bianco d’Alessano, Verdeca.

Ricette pugliesi con l’uva: il mosto cotto o vincotto

Anche se l’uva è la regina incontrastata per ciò che concerne la vinificazione, dovete sapere che qui in Puglia trova anche altri usi. Un prodotto eccezionale è il mosto cotto, chiamato anche Vincotto o in Salento cuettu. E’ ottimo su gelati, sulla giuncata, sulla carne, a guarnizione dei dolci e molto altro. Un uso classico è quello di servire il vincotto con le pittule, squisite palline di pasta di pane fritte in olio bollente.

Altre informazioni sul vino pugliese le potete trovare cliccando su questo link


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Ilaria Scremin