pastinaca di S. Ippazio - Laterradipuglia.it
Fonte: Penandsea.net

Cade come da tradizione nel giorno del 19 gennaio la festa di Sant’Ippazio, patrono della cittadina di Tiggiano, in provincia di Lecce. A proposito di Sant’Ippazio, le curiosità sono ben due: la prima è che non v’è altro comune del nostro bel paese ad averlo come patrono, la seconda è che il santo è noto per essere il protettore delle parti intime maschili. Una notizia, quest’ultima, che vi strapperà forse un sorriso ed una battuta sarcastica. Ma tant’è. In fondo, non esistono molti altri santi chiamati a proteggere gli occhi (Santa Lucia), la gola (San Biagio), e via discorrendo? Ma torniamo per un momento al nostro sant’Ippazio, e con lui dissertiamo brevemente anche sul priapismo in Puglia ed in Salento. D’altronde, quando se non oggi, data in cui ricorre Sant’Ippazio?

Chi è sant’Ippazio e perchè è il santo della virilità?

Poco noto in Italia, sant’Ippazio è invece venerato con grande devozione nei paesi orientali praticanti la religione ortodossa. Lo si conosce nel basso Salento (dove appunto si trova Tiggiano, cittadina a lui devota) perché venerato dai monaci basiliani che si stabilirono in zona in fuga dalle persecuzioni iconoclaste in corso nella parte orientale dell’Impero. Il santo aveva preso parte al primo Concilio di Nicea (325 d.c., 5 anni prima della nascita di San Basilio, ispiratore dell’ordine dei basiliani, appunto), un sinodio di vescovi cristiani avente l’obiettivo di definire alcune linee guida in fatto di morale o dipanare alcuni dubbi in materia di fede. Insomma, nel corso di questo Concilio, sembra che Sant’Ippazio si sia trovato in disaccordo con un gruppo di eretici ariani presieduti da Ario, fondatore appunto dell’arianesimo. A tal punto che il santo fu colpito da uno dei suoi oppositori con un calcio ben assestato proprio in zona inguinale. Un colpo basso in tutto e per tutto, insomma che, oltre a provocare a sant’Ippazio un dolore intenso e lancinante, gli avrebbe regalato una bella ernia inguinale per tutto il resto della sua esistenza. Ecco dunque spiegato perchè Sant’Ippazio è protettore della virilità e dei malati d’ernia inguinale. In realtà, Sant’Ippazio è patrono di Tiggiano solamente a partire dal XVII secolo, quando la piccola cittadina del basso Salento passò in mano alla famiglia dei Serafini-Sauli.

Come già segnalato altrove tra le pagine di questo sito, non è infrequente che il cibo assuma valore devozionale e che si preparino pietanze di vario genere (o semplicemente del pane) in segno di venerazione o di riconoscenza in diverse occasioni dell’anno. E’ quanto accade anche in quel di Tiggiano, dove la sera della vigilia del 19 gennaio (giorno di San Ippazio), si preparano dei panini che, soggetti a benedizione, sono poi offerti ai fedeli. Non è infrequente, peraltro, che ancora oggi le madri portino i loro piccoli al cospetto di San Pati (Sant’Ippazio) per assicurarsi un bambino sano e fertile e fecondo nella sua futura vita matrimoniale. Parlando di bambini, non vi stupirete nello scoprire che a Tiggiano sono diversi i bambini che si chiamano Pazio o Ippazio.

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A proposito di cibo: la pastanaca di Sant’Ippazio e le giuggiole

Oltre alle pagnotte offerte in chiesa o fatte benedire appositamente dai familiari di chi è guarito di una patologia ai genitali (maschili), vi sono altri sapori che caratterizzano la festa di Sant’Ippazio. Esiste una particolare pastanaca, la cui varietà viene chiamata proprio Sant’Ippazio, la cui forma è spesso assimilata a quella del fallo dolorante del Santo a seguito del clamoroso e ben assestato calcio da parte dei suoi oppositori ariani. In onore di suddetto vegetale si organizza una sagra a tema proprio nei giorni vicini al 19 gennaio. Tutti i tiggianesi accorrono alla sagra ed acquistano alcune pastanache con intento propiziatorio, per tener lontani eventuali malanni ed assicurarsi sicura fertilità. Un altro sapore tipico di questo periodo dell’anno è quello delle giuggiole, spesso vendute, a coppie di due, assieme alle pastanache. A voi l’interpretazione simbolica delle due giuggiole gustate assieme alla pastanaca.

Pastanaca o pastinaca?

Una curiosità. Attenzione a non confondere la pastanaca tiggianese con la pastinaca ampiamente in uso nei paesi anglosassoni: quest’ultima è di colore bianco pallido e ricorda vagamente, nel sapore, una patata, ma anche un sedano rapa, altro ortaggio molto caro agli amici d’oltremanica (ed oltreoceano). La si usa proprio come una patata, per preparare purè oppure sfiziose chips fritte.

Il rito dello starnaddhu in occasione della festa di Sant’Ippazio

Un altro momento dal valore altamente simbolico che ha luogo durante la festa di Sant’Ippazio, è il rito dello starnaddhu. Lo starnaddhu è uno stendardo rosso avvolto attorno ad un’asta di metallo lunga 7 metri recante in cima una palla pesante 5 chilogrammi. Prima della processione, colui che avrà fatto l’offerta in denaro maggiormente cospicua al santo avrà il diritto di eseguire il rito. Si tratta di una breve corsa dalla chiesa sino alla Cappella dell’Assunta, reggendo lo starnaddhu parallelamente alla strada. In prossimità della cappella, il protagonista dovrà alzare repentinamente l’asta. Un gesto che ancora una volta simboleggia chiaramente il fallo del santo, ma che, come spesso accade, nasconde anche una valenza profana. Difatti, se lo stendardo sarà alzato con un movimento netto e preciso, senza alcuna difficoltà nè indugio, questo starà a significare che la stagione agricola sarà buona ed i raccolti abbondanti. Al contrario, sarà meno ricca.

A questo proposito, vi ricordiamo che anche in occasione della festa degli Ognissanti il legame tra sacro e profano è evidente ed indissolubile.

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Da sant’Ippazio al priapismo in Salento

Giacché siamo in tema, spendiamo due parole sul priapismo in Salento. Avete mai notato che, anche in aperta campagna, laddove i possedimenti non sono alcunché recintati, vi sono pur tuttavia due colonne a segnare l’ingresso di una proprietà privata? E avete mai notato che sulla sommità di suddette colonne, vi sono dei decori, dalla forma geometrica non sempre uguale? Talvolta è una palla, talvolta un cubo, un cono, una piramide…ma sempre dalle dimensioni piuttosto notevoli e non del tutto proporzionate al resto della struttura. Ebbene, alcuni studiosi sono giunti alla conclusione che queste colonne erano e sono a tutti gli effetti simboli fallici in tutto e per tutto. Nonostante ciò, anche se l’usanza di erigere suddette colonne è ancora in uso, si è tuttavia persa la simbologia che le ha accompagnate per diverso tempo. E mano a mano che la simbologia connessa al culto di Priapo è andata via via perdendosi, l’uomo ha spaziato sempre più con la fantasia, a tal punto che oggi potete ammirare colonne dalle fattezze più curiose, diverse e fantasiose, non per forza lì poste a richiamo di un simbolo fallico.

Valore apotropaico e propiziatorio delle colonne falliche in Salento e a Malta

Una curiosità. Anche sull’isola di Malta non è infrequente imbattersi in antiche colonne poste ai confini o agli ingressi delle proprietà rurali, lì poste nei temi passati con chiara simbologia fallica. L’obiettivo di queste colonne era chiaramente apotropaico, ovvero di allontanamento del malocchio, degli eventi avversi e, nel caso delle campagne, dei ladri; ma al contempo anche di evocazione della virilità, della forza maschile e, per estensione, della fertilità e dell’abbondanza dei raccolti. Non a caso, Priapo era dio della prosperità, intesa in questo caso come abbondanza. Una simbologia, quella presente nelle colonne, che non deve stupire, se si considera che ancora oggi si usano largamente il ferro di cavallo (simbolo del sesso femminile) ed il corno (simbolo del sesso maschile), posti solitamente negli ingressi di casa, con valore ancora apotropaico e propiziatorio di fertilità ed abbondanza.

San Nicola, protettore delle nubende

Infine, per concludere questo breve approfondimento, non possiamo non menzionare San Nicola. Vi abbiamo recentemente raccontato la storia della colonna situata nella cripta ipogea della Basilica dedicata al santo in quel di Bari. Quella colonna non è forse un simbolo fallico? E la cripta non rappresenta forse un utero femminile? E San Nicola non è forse protettore delle donne in procinto di convolare a nozze? Vi lasciamo con questa riflessione su questi archetipi, così presenti in modo discreto e spesso quasi invisibile tutto attorno a noi.