Nel centro storico di Cutrofiano si trova il bellissimo palazzo Filomarini, che deve il suo nome alla famiglia di feudatari che lo possedette e abitò per diverso tempo. I Filomarini erano originari di Napoli ed erano molto abili nell’allevamento dei cavalli. Ad un certo punto della storia della loro permanenza a Cutrofiano, i Filomarini si dedicarono all’allevamento ed addestramento di una certa razza di cavalli, molto apprezzata sia a Napoli che ben lontano dall’Italia, per la precisione in Inghilterra. Non a caso la Principessa che ha dato a palazzo ducale il nome di Palazzo della Principessa, veniva proprio dall’Inghiltrerra. Il suo nome era Sara Pryce. Ma andiamo con ordine.
Storia del castello di Cutrofiano dal punto di vista architettonico
Originariamente si trattava di un piccolo castello medioevale, edificato nel Quattrocento e successivamente rimaneggiato a più riprese, sia nel Cinquecento che nel Seicento. Palazzo Filomarini, noto anche come Palazzo Ducale è, nella sua versione che oggi possiamo ammirare, attribuibile all’architetto coriglianese Francesco Manuli, che eseguì i lavori su commissione per conto dei Filomarini, duchi di Cutrofiano, i quali in realtà erano originari di Napoli. Se la parte inferiore e la torre sono quattrocentesche, i balconi che affacciano sulla piazza del Municipio sono invece cinquecenteschi. Al seicento sono invece riconducibili il portale bugnato ed i bellissimi doccioni antropomorfi, il tutto realizzato in carparo e pietra leccese, due pietre naturalmente abbondanti sul territorio.
Chi era Francesco Manuli
Nel Seicento non era infrequente che molti castelli assumessero in breve tempo le fattezze di eleganti palazzi signorili. Accadde come abbiamo or ora illustrato a Palazzo Filomarini di Cutrofiano, ma anche altrove. La famiglia Manuli, alla quale l’architetto Francesco apparteneva, era molto richiesta dai committenti della Grecía salentina per eseguire lavori di questo genere. Ma non era la sola: un’altra famiglia di architetti era quella dei Margoleo. Per effettuare questi rimaneggiamenti con una certa facilità, ci si serviva delle pietre locali, come la famosa pietra leccese, ma anche la pietra di Melpignano e la pietra di Cursi: materiali friabili, facili da trasportare e da lavorare, che si prestavano a diventare protagonisti di imponenti opere architettoniche ma anche scultoree ed artistiche. Fu proprio Francesco Manuli, per volere di Giorgio Castriota, a rifare, nel 1636, l’antico Castello di Melpignano. E lo stesso fece anche presso il Castello di Corigliano, dove Manuli intervenne per volere del committente Francesco Trani, ed a a Soleto, presso l’ex convento e la chiesa di San Nicola. Manuli riuscì in ogni caso ad essere un attento interprete del suo tempo ed a cogliere al volo le esigenze, le preferenze e le inclinazioni dei suoi committenti. Il risultato è uno stile sobrio ma celebrativo, elegante ma mai sovraccarico. Siamo in pieno Seicento (quasi Settecento), ma tuttavia queste opere architettoniche sono totalmente differenti dalle chiese che possiamo ammirare nel capoluogo Salentino, dove invece sull’onda dell’emozione generata dal Barocco Leccese, non v’era angolo, balcone o portone che non fosse decorato in modo ricco e ridondante.
Una nuova cifra stilistica caratterizzante l’architettura della Grecía Salentina
Insomma, Manuli e compagni riuscirono a definire una nuova cifra stilistica caratterizzante tutti i lavori di rimaneggiamento architettonico degli edifici difensivi presenti nell’area che usiamo definire come Grecía Salentina. Diedero pertanto vita ad uno stile ispirato al Rinascimento, sontuoso, elegante, capace di conferire un grande senso di sicurezza e persino di incutere timore, con la sapiente aggiunta di statue, muse ed altri elementi classici pensati per dare un grande senso di eleganza ma al contempo di misura.
Palazzo Filomarini detto anche il palazzo della Principessa
Palazzo Ducale è anche noto come Palazzo della Principessa. Ma chi è la principessa? In realtà la principessa non era una Filomarini. Dovete sapere che Gaetano d’Aragona, figlio di Marianna Filomarini (morta nel 1845) sposò un’inglese, Sara Pryce. Ed era proprio lei ad essere chiamata dagli abitanti di Cutrofiano la Principessa. Sara Pryce morì nel 1897: sembra che la giovane fosse molto bella (motivo per il quale la chiamavano Principessa). Non a caso ogni anno presso la Chiesa Matrice di Cutrofiano si espone, in occasione della Santa Pasqua, una Madonna della Resurrezione recante sul capo una splendida parrucca con lunghi capelli biondi inanellati, che sembra vogliano ricordare proprio la bellezza di Sara Pryce. Pur tuttavia, la storia d’amore tra Sara Pryce e Gaetano d’Aragona sembra non fosse del tutto felice. O almeno, forse Sara Pryce non lo era del tutto. Ed ora vi raccontiamo il motivo.
Cutrofiano: breve storia del Principe e della Ballerina
Il principe Gaetano d’Aragona Filomarini si era infatti invaghito di una ballerina, tale Luigia Taglioni, di Napoli. La ballerina era divenuta la sua amante, ed il principe l’aveva portata a Cutrofiano. I suoi alloggi erano all’interno di palazzo Bucci, che affaccia sulla piazza. La camera che affaccia sulla piazza è ancora oggi chiamata “camera della ballerina”. Luigia Taglioni aveva portato con sè un nipote, Edmondo Taglioni, un giovane non bellissimo, apparentemente gobbo, ma piuttosto fortunato. Sembra che fu proprio Edmondo ad ereditare alcuni possedimenti lasciati da Gaetano a Luigia. Ma Edmondo fu poco saggio e perse tutto a seguito dei fatti legati ad un amore poco fortunato.