La Grecìa salentina, ovvero un?enclave linguistica

All?interno del Salento troviamo un?enclave linguistica – la Grecía Salentina, appunto – dominata dalla presenza della lingua Grika o neo-grecanico. Il griko è una lingua che presenta una grafia in caratteri latini; dal punto di vista lessicale e sintattico vi sono molte affinità con il neogreco e con il leccese (ed il latino). Il griko presenta inoltre una serie di fenomeni fonetici ben definiti, come ad esempio l?evoluzione delle labiali tenui in labiali aspirate, la palatalizzazione dei fonemi gutturali, ed il passaggio da gutturali a labiali, solo per citarne alcuni.

Griko Antico, Grecia Salentina
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Perchè in questi paesi si parla il griko?

La Grecia salentina è il risultato dell’antichissima presenza greca in zona. Siamo dunque ai tempi della Magna Grecia, quando un cospicuo numero di abitanti della Grecia cominciò a spostarsi anche ben al di fuori del suoi confini naturali, andando di fatto a colonizzare numerosi territori. La loro forte propensione ai commerci, unita all’esigenza di trovare nuove terre fertili da coltivare (non dimentichiamo che la geomorfologia del loro paese d’origine offriva poco spazio coltivabile per sfamare un’intera popolazione) li spinse dunque sino all’odierna Puglia. Qui, fu Taras, l’attuale Taranto, ad entrare a far parte della Magna Grecia. Fecero temporaneamente parte della Magna Grecia anche Callipolis (l’odierna Gallipoli), Hydrusa (l’odierna Otranto), Rudiae, una città alle porte di Lecce e infine Oria.  Taranto cercò in ogni modo di scalzare i Messapi dall’odierno Salento, di fatto portando a casa una serie di clamorose sconfitte, ma è indubbio che i greci riuscirono a lasciare traccia di loro stessi anche nei territori dell’odierna Grecía Salentina. Solo con la conquista romana di Taranto del 272 a.C., la Magna Grecia divenne definitivamente romana.

Dalla Magna Grecia ai Bizantini

Il Salento romano divenne presto oggetto di contesa tra i Bizantini e gli Ostrogoti, entrambi interessati al controllo dei porti commerciali presenti nella zona. Quando i bizantini ebbero la meglio, ripopolarono il Salento proprio con le loro popolazioni, di lingua e di rito greco.

E’ in questo periodo storico che si stabiliscono in Salento diverse comunità di monaci basiliani, che usavano vivere nelle grotte ipogee un pò per abitudine (la vita nelle grotte in quel periodo era ancora consuetudine), un pò per il fatto di essere perseguitati durante il periodo dell’iconoclastia. I monaci basiliani giunsero in Salento a seguito di due movimenti migratori dovuti all’espansione musulmana in Siria e in Africa e all’editto proclamato da Leone III che sanciva l’iconoclastia.

I monaci basiliani e il rito greco in Salento

Sono, di fatto, proprio i monaci basiliani, a portare il rito greco in Salento. Il loro nome deriva dal fatto che erano seguaci di San Basilio, da cui appunto basiliani. Il rito greco dunque non fu propriamente introdotto in Salento da Giustiniano e dai bizantini, ma più precisamente da questi monaci in fuga dalle loro terre d’origine.

Ai monaci basiliani va altresì il merito di essersi dedicati con cura ed attenzione alla coltivazione della vite e ancor di più alla produzione di olio di oliva. Non a caso i primissimi frantoi ipogei dei quali abbiamo testimonianza sono proprio situati nelle grotte dei basiliani. Opera dei basiliani è la chiesa rupestre di Mottola, miraiblmente affrescata con splendide icone bizantine. Citiamo anche diverse cripte bizantine, come quella del Crocefisso di Ugento, di SS. Cristina e Marina a Carpignano Salentino, di Santo Stefano a Poggiardo.

Abbiamo segnalato che i Basiliani popolarono il Salento a seguito dell’espansione musulmana in Africa e in Siria e della diffusione dell’iconoclastia. Un ulteriore impulso alla presenza basiliana in tutta l’Italia meridionale incluso il Salento si ebbe quando la Sicilia fu conquistata dagli arabi musulmani, che cacciarono i monaci presenti sull’isola.

Con l’editto di Teodora, nell’843, gli iconoclasti furono dichiarati eretici e si venne a creare una frattura tra la chiesa latina e quella greca. In quel tempo Otranto era sede di vescovo greco ed era bizantina. Di fatto, nei territori bizantini si continuò a praticare il rito greco, ed era vietato celebrare all’interno di chiese latine, mentre nei territori controllati dalla Chiesa di Roma si continuò a praticare il rito latino.

Con l’arrivo dei Normanni, la situazione cambiò radicalmente. I normanni si dichiararono a favore del rito latino, un punto di vista che divenne ancor più radicale e definito, sino a sfociare nell’intolleranza, durante il periodo angioino. Furono gli angioini infatti a saccheggiare e distruggere molte chiese di rito greco anche in Salento. Con la caduta di Costantinopoli nel 1453 e la caduta dell’Impero Romano d’Oriente, i greci rimasti in Puglia si trovarono di fatto isolati e privi di una guida.

L’Abbazia di S. Nicolò di Casole ed altri centri di rito greco in Salento

Uno dei luoghi più interessanti del periodo bizantino in Puglia si trovava a due passi da Otranto. Oggi ne rimangono solamente pochi ruderi, purtroppo. Si trattava di un’abbazia di rito greco che al suo interno ospitava una ricchissima biblioteca presso la quale confluivano moltissimi studiosi provenienti da ogni dove. Purtroppo la biblioteca fu distrutta dai Turchi durante il celebre assedio del 1480. Quel che rimane di questa preziosa biblioteca si trova oggi presso alcune importanti biblioteche in Italia e in Europa, anche paradossalmente, grazie all’abitudine del cardinale Bessarione, che aveva l’abitudine di prendere libri in prestito senza restituirli, e del grecista ed umanista Sergio Stiso.

A questa fecero seguito una lunga serie di successive dominazioni che interessarono il Salento: dapprima quella normanna, e poi via via quella sveva, quella angioina, quella aragonese e quella spagnola. La lingua ed il rito greco si persero quasi del tutto. Ma non proprio del tutto, come testimoniato dagli interessanti retaggi linguistici e culturali ancora presenti e vivi proprio nei territori della Grecia Salentina.

Rimaniamo infine ad Otranto segnalando la chiesa di San Pietro, una delle poche che preservò l’uso del rito greco anche dopo la conquista Normanna. Ancora oggi all’interno di questa chiesa potete notare delle bellissime icone bizantine.

Proseguendo la nostra passeggiata nelle località del Salento dove era molto presente il rito greco non possiamo esimerci dal menzionare Nardò, una diocesi molto importante alla quale appartenevano diverse località proprio di rito greco.

Impossibile non menzionare poi Soleto, un altro importantissimo centro (se non il più importante) di rito greco in Salento. Qui, spicca la piccola ma bellissima chiesa di Santo Stefano, totalmente affrescata e corredata da iscrizioni esegetiche in caratteri greci. All’interno della chiesetta sono raccontate tramite immagini le storie di Cristo e di Santo Stefano. Leggermente diversa è invece l’impronta lasciata dagli artisti sul Giudizio Universale, che sembra essere posteriore agli altri affreschi e seguire le tracce della cultura latina, probabilmente opera degli stessi artisti che affrescarono la Basilica di Santa Caterina nella vicinissima Galatina.

Spostandoci a Galatina, vi segnaliamo che la Basilica di Santa Caterina d’Alessandria a Galatina fu edificata dagli Orsini dal Balzo in epoca basso medioevale sulle rovine di una precedente chiesa proprio bizanzina di rito greco. Non a caso, la croce greca è ben identificabile all’interno della chiesa (in posizione perpendicolare rispetto a quella latina). Alcuni studiosi hanno peraltro ipotizzato che vi sia una chiesa bizantina ipogea perfettamente ben conservata proprio al di sotto dell’attuale basilica.

A Martignano spicca la cappella di San Giovanni Battista che, pur essendo databile intorno al 1621, dunque in epoca molto tarda rispetto all’argomento che qui stiamo trattando, riprende con una certa fedeltà gli affreschi presenti nella cappella di Santo Stefano in Soleto.

In generale, ad ogni modo, il rito greco abbandonò del tutto il Salento nel secolo XVII, ma oggi, grazie alla Grecía Salentina, siamo ancora in grado di respirare quell’aura di grecità che ha caratterizzato queste zone per molti secoli prima di noi, ci sono degli itinerari organizzati nella Grecia Salentina.

Grecìa salentina

Il Consorzio dei Comuni della Grecìa Salentina

Se inizialmente si usava indicare la Grecia Salentina come un?area linguistica a sé stante, successivamente, per la precisione a partire dal 1990, tale espressione è stata usata per indicare anche un?entità di tipo geografico, circoscritta appunto ai comuni nei quali si parla ancora oggi il Griko.
Il consorzio di comuni della Grecia Salentina ? 9 comuni nella parte meridionale della provincia di Lecce ? è patrocinato dall?Unione Europea. Recentemente a questi nove comuni se ne sono aggiunti altri tre non ellenofoni, che però condividono la cultura grika.

I comuni della Grecìa salentina ed il Festival della Taranta

Festival Taranta

I comuni della Grecia Salentina attualmente sono: Calimera, Castrignano dei Greci, Corigliano d?Otranto, Martano, Martignano, Melpignano, Sogliano Cavour, Soleto, Sternatia e Zollino, nei quali si parla il griko, più Cutrofiano e Carpignano Salentino.

Carpignano, Cutrofiano e Sogliano pur condividendo caratteristiche culturali ed elementi folkloristici tipici della cultura greca, non sono ellenofoni.

E? per iniziativa dell?Unione dei Comuni della Grecia Salentina che prende vita, nel 1998, il Festival Notte della Taranta, che si propone una volta l?anno di organizzare un ciclo di concerto di musica folklorica e tradizionale, con fini di promozione turistica ma anche di conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale locale ed in particolare della pizzica e del fenomeno del tarantismo.

Il calendario di concerti culmina ogni anno nel noto “concertone” di Melpignano, un evento musicale che ha assunto una tale rilevanza sul piano culturale così come su quello turistico da essere trasmesso sui canali televisivi nazionali e da coinvolgere musicisti e personaggi di spicco del panorama musicale italiano provenienti da ogni dove.


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Ilaria Scremin

One Response to "La Grecìa salentina"

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