Diamo ora uno sguardo ad una conserva preparata con un frutto la cui storia, davvero, affonda le radici in un passato molto lontano, considerando come secondo alcune testimonianze la coltivazione dello stesso avvenisse già attorno al 2000 a.C.: stiamo parlando delle mele cotogne, frutto della dea Afrodite e, anche nel mondo romano, ben noto e oggetto degli scritti di autori del calibro di Virgilio, Catone e Plinio. Ma andiamo con ordine e cerchiamo di scoprire che cosa rende così particolarmente interessanti le mele cotogne, frutto che possiamo trovare facilmente nella gastronomia del Salento e non solo.
Le caratteristiche delle mele cotogne
Se da un punto di vista estetico potremmo individuare nella classica colorazione giallo oro una caratteristica che identifica facilmente le mele cotogne, molto probabilmente, non tutti conoscono le proprietà di questi frutti che, a causa della loro compattezza e del gusto decisamente aspro, non sono molto ambiti per una consumazione fresca. Al contrario, sono utilizzate da tempo immemore per la preparazione tanto di confetture come del resto vengono cotte al forno. Soltanto se sottoposte ad ammezzamento, con i conseguenti ammorbidimento e addolcimento della polpa, le mele cotogne sono mangiate fresche.
Le proprietà nutrizionali delle mele cotogne
Considerando come i frutti giungano a maturazione nel corso dei mesi di ottobre e novembre (e talvolta pure agl’inizi del mese di dicembre), è altrettanto chiaro come si prestino ad essere usati per realizzare delle conserve. Le mele cotogne presentano un apporto calorico pari a circa 25 kcal per 100 grammi – quindi particolarmente contenuto – e inoltre sono molto ricche di pectina, una miscela di acidi che ha effetti benefici per contrastare l’innalzamento della glicemia e del colesterolo, con ricadute positive a livello cardiovascolare e anche gastrointestinale.
Alcune curiosità e usi alternativi delle mele cotogne
Oltre ad essere utilizzate per la preparazione delle marmellate, gelatine o liquori, le mele cotogne sono state – o vengono tuttora – sfruttate per questi usi alternativi:
- per dare un tocco di fresco profumo alla biancheria, una volta riposta all’interno degli armadi;
- i semi di questi frutti vengono utilizzati come “rimedio della nonna”, in alcune aree comprese tra l’Afghanistan e l’Iran, per contrastare la polmonite;
- in alcune località maltesi, si prepara una sorta di tisana aggiungendo della marmellata di mele cotogne all’interno di una tazza di acqua bollente quale rimedio ai problemi intestinali;
- In determinate aree comprese tra Pakistan e India, le mele cotogne trovano impiego come “farmaco” per trattare eventuali ulcere o eruzioni a livello cutaneo;
Dopo essere andati piacevolmente alla scoperta di questi usi particolari dei cotogni, concludiamo la nostra panoramica dando uno sguardo alla ricetta tradizionale per la preparazione della marmellata di mele cotogne.
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Come si prepara la marmellata di mele cotogne
Per dare il via alla nostra ricetta senza dovervi interrompervi durante la preparazione, accertatevi di avere a disposizione i seguenti ingredienti:
- 3 chilogrammi di mele cotogne
- 2 chilogrammi di zucchero
Dopo esservi preoccupati di lavare in modo accurato le vostre mele, procedete senza indugio ad affettare le stesse, avendo cura di tagliarle in fette molto sottili. Premuratevi quindi di far sì che i vostri cotogni rimangano a macerare all’interno di un contenitore di acciaio inossidabile, al cui interno dovrete aver sistemato anche la quantità di zucchero sopraindicata: in linea di massima, questa fase deve svolgersi sull’arco di una intera nottata. A questo punto, procedete a cuocere a fuoco lento il vostro preparato, avendo cura di mischiarlo frequentemente e, per accertarvi che lo stesso sia pronto, procedendo a versarlo – nella quantità di un cucchiaino – su un piatto, osservando prestando attenzione a questi due aspetti:
- la marmellata deve avere un colore quasi biondo rossiccio;
- il composto stesso non deve scivolare facilmente sul vostro piatto.
Dal momento in cui aveste raggiunto entrambi gli obiettivi, potreste procedere a versare la vostra marmellata – ovviamente ancora calda – all’interno dei vostri barattoli, avendo cura di lasciare circa un centimetro di spazio tra la sommità del barattolo e la marmellata stessa, procedendo quindi a chiudere ermeticamente i vostri coperchi. Non vi resterà altro da fare che capovolgere il barattolo per circa 5 minuti, in modo tale che la marmellata – ancora calda – possa dar luogo ad una sorta di autosterilizzazione.





