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Un eccellente vino pugliese: il Salice Salentino

Anche in considerazione del clima particolarmente favorevole della Puglia, questa regione italiana ha espresso a più riprese, e soprattutto nel presente, una produzione di vino di alta qualità: in tanti casi, anche la volontà di andare alla riscoperta di produzioni eccellenti, coinvolgendo con entusiasmo attori dell’imprenditoria e delle istituzioni locali, ha permesso di creare dei veri e propri distretti di produzione con vini a dir poco di ottima qualità.

Proprio a riprova di questo successo pugliese, anche in considerazione del notevole successo delle aziende vitivinicole pugliesi all’estero nel corso degli ultimi anni, oggi, vogliamo parlarvi di un’eccellenza dei vini pugliesi, vale a dire, il Salice Salentino: questo nettare di Bacco ha ottenuto la denominazione di origine controllata, DOC, con un DPR nel lontano 1976, con ormai quasi quarant’anni di storico alle spalle.

Ma andiamo con ordine e cerchiamo di scoprire qual è il segreto di questo succeso: prima di tutto, il vino insignito di questo riconoscimento, è prodotto con uve di vitigni che sono coltivate principalmente nei territori compresi tra Salice Salentino, Veglie e Guagnano – per quanto riguarda la provincia di Lecce – cui si aggiungono poi San Pancrazio Salentino e San Donaci che sono invece della provincia di Brindisi.

Oltre a queste produzioni, si annoverano anche quelle di Campi Salentina (in provincia di Lecce) e di Cellino San Marco (a Brindisi), con il risultato che è possibile ottenere sei diversi tipi di vino, tra i quali, ci sono il rosso, il bianco, il rosato e il pinot bianco (entrambi possono anche essere offerti nella variante del tipo spumante), l’aleatico dolce e l’aleatico liquoroso dolce.

A titolo di precisazione, poi, vogliamo sottolineare come il vino rosso (cui si aggiungono entrambe le tipologie di aleatico) invecchiato per due anni – con sei mesi in barrique – con minimo 12.5 gradi, può essere denominato “Riserva”.

Il Salice Salentino rosso e rosato: vediamoli in dettaglio

Nel caso del rosso e del rosato, la produzione può essere effettuata con l’80-100 percento di Negroamaro: a seconda dei casi, può essere anche usato del Malvasia nera di Brindisi e Lecce per un quinto, sia da sole sia in abbinamento congiunto. A seconda dell’invecchiamento, il rosso può arrivare anche ad avere riflessi mattone, mentre che, l’odore è spesso vinoso, intenso ed etereo e, infine, il sapore è pieno, asciutto, armonico ma non vellutato.

In genere la gradazione alcoolica minima totale è pari a 12 gradi, mentre che, per essere gustato nel migliore dei modi, va bevuto in bicchiere a tulipano medio, servito a temperatura compresa tra i 16-18 gradi. Gli abbinamenti ideali sono con pastasciutta (in particolare al ragù), carni miste in umido o bollite, formaggi medi, minestre: la varietà “Riserva”, è invece indicata per arrosti, grigliate di carne e formaggi stagionati.

Nel caso del rosato, invece, il colore arriva al cerasuolo chiaro, mentre che, il profumo è persistente e vino e, infine, il sapore è invece contraddistinto da una componente vellutata asciutta, e con una nota fruttata quando giovane. A livello di gradazione alcoolica, il minimo è di 11.5 gradi, mentre che, il servizio va effettuato in tulipano medio con temperatura che si aggira tra i 14-16 gradi.

Gli abbinamenti ideali sono con primi piatti leggeri, oppure, con fritti, salumi, carni bianche in umidi leggeri e formaggi a media stagionatura.

Uno sguardo al Salice Salentino: bianco e pinot bianco

Nel caso del bianco, il vitigno è in misura del 70-100 percento Chardonnay: in alcuni casi, si usano fino al 30% uve di altri vitigni delle province di Lecce e Brindisi, escludendo i moscati. Il colore è paglierino chiaro e con riflessi verdolini, mentre che, il profumo è delicato e fruttato (quando giovane) e, infine, il sapore è asciutto, vivace e frizzante.

In genere, la gradazione alcoolica minima dev’essere pari a 11 gradi, mentre che, il servizio è da effettuarsi in tulipano slanciato con temperatura di 10 gradi. Gli abbinamenti ideali sono con antipasti leggeri, frutti di mare, molluschi e formaggi teneri.

Nel caso del pinot bianco, invece, i vitigni sono tra l’85-100 percento di pinot nero, e, nei casi previsti, il 15 percento può essere dato da chardonnay e sauvignon, anche insieme. Il colore di questo vino è paglierino chiaro, il profumo è invece fruttato, mentre che, il sapore è asciutto e vellutato. Infine, la gradazione alcoolica minima dev’essere pari a 10.5 gradi, mentre che, il servizio va effettuato in tulipano slanciato con temperatura tra gli 8-10 gradi.

Gli abbinamenti ideali si possono fare con formaggi teneri, antipasti leggeri, verdure, brodetti leggeri e, infine, pesce magro.

Un approfondimento sul Salice Salentino: aleatico e aleatico liquoroso

Nel caso dei due aleatici, il vitigno usato è tra l’85-100 percento aleatico: per il 15 percento, si possono usare malvasia nera, negroamaro e primitivo, anche insieme. Sono vini dal colore rosso granata intenso, con riflessi aranci quando invecchiati, mentre che, il profumo è delicato e, infine, il sapore è pieno, caldo e dolce che diventa ancora più dolce nella versione liquorosa.

La gradazione alcoolica minima dev’essere di 15 gradi e, rispettivamente, di 18.5 nel liquoroso: il servizio può essere effettuato in bicchieri da dessert, con temperatura compresa tra 12-14 gradi, avendo cura di abbinarli con dolci, a fine pasto, o servendolo come vino di intrattenimento.

Tra i riconoscimenti che sono stati assegnati a queste produzioni salentine di qualità, si possono senz’altro citare la Gran medaglia d’oro del Vinitaly 2007 data al Salice Salentino DOC Bianco Tinaia delle Cantine Due Palme di Cellino San Marco (in provincia di Brindisi), cui si sommano anche ben 13 gran menzioni. Da notare che il premio è stato conferito da 21 commissioni, formate da 105 enologici e giornalisti del settore provenienti dal mondo.


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