auto-gpl-metano-bollo-puglia

La Puglia e la mobilità ecosostenibile

In una regione come la nostra, che si è distinta negli ultimi anni per una certa sensibilità nei confronti dei temi della sostenibilità ambientale, e che mira a sviluppare un settore economico come quello turistico all’insegna dell’eco sostenibile, non si può certamente escludere dall’analisi degli obiettivi raggiunti, la situazione odierna nel mondo dei trasporti della Puglia, prendendo in considerazione in modo particolare quella che è la sensibilità dei cittadini – con i loro mezzi di trasporto privati – nei confronti di una tematica così attuale ed ormai ineludibile dal dibattito quotidiano.

Automobili e motoveicoli pugliesi: non tanto ecosostenibili

Potrebbe sembrare paradossale, per certi versi quasi inspiegabile, eppure, in una terra come la nostra dove le bandiere blu non mancano, e dove i riconoscimenti per gli interventi a tutela dell’ambiente e del paesaggio altrettanto ci sono, la mobilità su quattro e due ruote è invece tutt’altro che sostenibile, considerando come ben il 93.5 percento del parco veicoli pugliese viaggia facendo uso di benzina o di gasolio, praticamente quasi ai livelli della media nazionale, che è tuttavia del 92.5 percento.

Le province più virtuose per la mobilità ecosostenibile

Nella classifica regionale, la provincia che più si distingue per la presenza di veicoli più sostenibili – e cioè alimentati facendo uso di metano, GPL, oppure dotati di motori ibridi ed elettrici – è quella di Bari, che conta il 7.8 percento di veicoli di questa tipologia, mentre che, al secondo posto con il 6.8 percento si trova invece la provincia di Lecce, seguita poi da Foggia con il 6.7 percento, Brindisi con il 5.6 percento, Taranto con il 4.9 e, infine, Barletta con il 4.6 percento dei veicoli “sostenibili”. Una nota conclusiva che merita menzione è invece sulle piste ciclabili: pur essendo presenti, non vengono considerate né valorizzate troppo nelle politiche delle amministrazioni locali.

LEGGI ANCHE  I trasporti locali pugliesi rischiano nuovi tagli