Melendugno, tanto turismo ma non solo. La sua origine è leggendaria…
melendugno - roca vecchia - Laterradipuglia.it

Melendugno: una cittadina turistica con un’origine leggendaria. Ogni paese ed ogni angolo di Puglia nascondono una leggenda che è bello di tanto in tanto ricordare e riscoprire. Oggi parliamo della leggenda che ha a che fare con la nascita della cittadina di Melendugno, a due passi dal mare Adriatico nel quale amiamo tuffarci nelle lunghe e calde giornate estive salentine. 

Chi era Brunese, come visse e che fine fece

La protagonista di questa leggenda si chiamava Brunese, o la Brunese, come la chiamavano tutti. Era figlia del Vento e della Pioggia. Una creatura misteriosa, affascinante, dalle movenze sinuose e dai lunghi capelli scurissimi. Spesso capitava di vederla in prossimità del mare o in mezzo alla fitta vegetazione. E pur tuttavia, nessuno la conosceva così bene. Preparava incensi e pozioni, aveva, si diceva, potere taumaturgico, curativo, benefico. Un potere che esercitava nei confronti di madre natura, con la quale viveva in stretta simbiosi. E Madre Terra traeva beneficio da questo rapporto così simbiotico, ritrovando respiro e mostrandosi sempre più rigogliosa, selvaggia e lussureggiante.

In realtà erano davvero pochissimi quelli che avevano avuto occasione di incontrarla. E tutte le volte che questo accadeva, lei si presentava completamente nuda. Talvolta si copriva con poche e semplici vesti quando si recava presso il monastero degli Anacoreti, monaci con i quali spartiva i saperi delle arti magiche e divinatorie.

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Era una creatura libera e indipendente, ma i signorotti del tempo la volevano per sè, attratti dal suo bellissimo corpo e dalla sua capacità di praticare incantesimi e di preparare pozioni magiche. La fanciulla immancabilmente fuggiva, eludendo gli inviti presso i palazzi signorili, e nascondendosi nella fitta boscaglia.

La Santa Inquisizione non vede di buon occhio la Brunese

E fu così che su di lei nacquero mille e mille malelingue, e poiché il periodo storico era quello della Santa Inquisizione, di lì a poco gli abitanti del luogo la accusarono di stregoneria. Una masciara o macara, per dirla in gergo locale. La Brunese fu condotta dinanzi al Tribunale della Santa Inquisizione, dove affermò di non essere una strega, ma la figlia della Pioggia e del Vento. Nel corso del processo, sapendo che i suoi accusatori volevano metterla al rogo, affermò: “il vostro fuoco non mi potrà bruciare, mia madre la Pioggia lo spegnerò, mio padre il Vento lo disperderà. E voi, siate maledetti: vi perseguitino peste e malaria, nessuno veda la dolce terra di mele ca dugno (miele che dono, da cui poi Melendugno).

E detto questo sparì nel nulla, trascinata via da un’improvvisa folata di vento. Dopo alcune generazioni, la sua profezia si avverò: Roca Nuova scomparve sotto l’azione nefasta della malaria, dal momento che la Brunese non vi dedicava più tempo ed attenzioni e non si occupava più di bonificare quelle terre.

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E dopo alcuni anni, un giovane che passava di lì, scoprì un angolo di natura verdeggiante e lussurioso come non mai: la profezia si era avverata, e Roca Nuova aveva lasciato il posto a Melendugno.

Due parole su Roca Nuova e dintorni

Una passeggiata nella storia e nella leggenda durante una vacanza in Salento

Questa leggenda pugliese ci parla di un luogo scomparso, Roca Nuova, e di un luogo nato come per magia, Melendugno. Ebbene, Roca Nuova è esistito davvero. Si trattava di un villaggio medioevale che fu distrutto nel Cinquecento per volere del governatore di Terra d’Otranto. Oggi è visitabile: vi potete vedere abitazioni contadine, stalle, fienili, una chiesetta, una torre….E’ un sito archeologico che vi consigliamo di visitare se vi trovate in vacanza in Salento.

E non solo: a due passi trovate anche la famosa grotta carsica della Poesia, dove sono stati rinvenuti reperti e graffiti risalenti all’età del Bronzo.

Poco più in là, nell’entroterra salentino, a due passi da Calimera, potete invece visitare due dolmen, costruzioni megalitiche di età preistorica, chiamati il Gurgulante e il Placa. 


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Ilaria Scremin