cappella di Santo Stefano a Soleto - Laterradipuglia.it

Il piccolo paesino di Soleto, situato nel basso Salento ad appena due minuti in auto dalla forse più nota cittadina di Galatina, è davvero una perla in fatto di storia, d’arte e di cultura. E’, probabilmente uno dei centri più antichi di tutto il Salento: di origine messapica, è proprio qui che è stata ritrovata quella che gli archeologi e gli storici ritengono essere la più antica mappa del Salento. Ma non solo. Qui, si trova la bellissima cappella di Santo Stefano e sempre qui visse il noto mago ed alchimista Matteo Tafuri. Ma andiamo con ordine. 

Due parole sulla più antica mappa del Salento

Durante gli scavi archeologici eseguiti in un sito sulle rovine di un’antica casa messapica, i ricercatori sono venuti in possesso di un piccolo frammento di vaso, grande appena 3×6 cm circa. Si tratta dunque di un ostrakon (da cui l’odierno ostracismo), termine che in greco antico sta ad indicare proprio un frammento di un vaso in terracotta provvisto di iscrizioni. Il frammento, che rappresenta dunque una piccola mappa della parte più meridionale della penisola salentina con tanto di toponimi in messapico e in greco antico, è oggi custodito al MAR.TA di Taranto, il Museo Archeologico più interessante della zona, che merita assolutamente una visita.

mappa di Soleto, ostrakon - Laterradipuglia.it

Soleto, l’alchimia e la carismatica figura di Matteo Tafuri

Sin dalla notte dei tempi il piccolo paesino di Soleto ha saputo esercitare una certa suggestione nei viandanti di passaggio e negli abitanti dei paesi limitrofi in virtù di quell’aura intrisa di magia, alchimia e mistero che si respira qua e là tra i suoi vicoli. Indubbia era l’attività delle macare, (diffusa ad onor del vero un pò in tutta la terra di Puglia), così come particolarmente inquietanti sono le maschere apotropaiche dai volti ora deformi, ora minacciosi, poste a difesa delle abitazioni forse qui più che altrove. E che dire dell’altorilievo del demonio situato nel Giudizio Universale raffigurato all’interno della Cappella di Santo Stefano? E ancora, come non notare e non restare leggermente intimoriti dal portale della Chiesa delle Anime (o del Purgatorio), decorata da raffigurazioni scultoree recanti 9 anime che ardono eternamente, circondate da una serie di teschi intenti a fissare l’osservatore? La carrellata di suggestioni tra il magico e l’alchemico sarebbe ancora lunga, ma spendiamo ora qualche parola sulla figura enigmatica di Matteo Tafuri, la cui casa si trova proprio nel cuore di Soleto.

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cappella di Santo Stefano a Soleto - Laterradipuglia.it

Chi era Matteo Tafuri

Figura enigmatica e carismatica legata a doppio filo al Salento ed alla cittadina di Soleto, Matteo Tafuri fu alchimista, studioso, letterato, matematico, poeta del suo tempo. Nacque a Soleto nel 1492 data che, com’è noto, segna per convenzione lo spartiacque tra Medioevo e Rinascimento. Dopo alcuni anni trascorsi lontano dalla sua terra natìa per motivi di studio (Laureato alla Sorbona di Parigi, viaggia per motivi di studio anche a Salamanca, Napoli, Padova, Venezia, sino ad arrivare in Africa), Tafuri fece ritorno a Soleto, dove morì alla veneranda età di 92 anni. La sua casa è ancora ben conservata e sulla porta è possibile vedere un’epigrafe, che recita: “Casa di Matteo Tafuri, filosofo e alchimista del ‘500”. Di ritorno in Salento, Tafuri riunì attorno a sè un cenacolo di intellettuali e discepoli con i quali usava dissertare di filosofia e di esoterismo. La straordinaria preparazione in più e più discipline ed il carattere enigmatico fecero di Tafuri una figura controversa e per lo più temuta. Si credeva che avesse capacità divinatorie ma anche poteri occulti, a tal punto che il filosofo rischiò anche più volte di finire arso sul rogo con l’accusa di stregoneria. Di fatto, Tafuri non si preoccupò mai di negare le accuse, a tal punto che sull’architrave della sua dimora campeggia il seguente monito:

HUMILE SO ET HUMILTA’ ME BASTA. DRAGON DIVENTARO’ SE ALCUN ME TASTA

Come a dire, sono umile ma se qualcuno mi darà fastidio mi trasformerò in un dragone. Una sorta di ammonimento verso le menti meno erudite e più suggestionabili del paese, che se ne tenevano pertanto a ragion veduta alla larga.

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Matteo Tafuri e la leggenda della guglia del Raimondello

Concludiamo questa passeggiata in quel di Soleto tra misteri e stregoneria, avvicinandoci alla bellissima Guglia del Raimondello. La guglia fu edificata alla fine del Trecento su committenza di Giovannantonio del Balzo Orsini e per volere del padre, Raimondo detto Raimondello. Abbiamo già avuto occasione di approfondire brevemente la figura di Raimondo del Balzo Orsini e della leggenda che lo vede protagonista e strettamente legato all’edificazione della Basilica di Santa Caterina a Galatina.

soleto, la guglia del raimondello - Laterradipuglia.it

La torre dunque sarebbe stata voluta come espressione della potenza della casata degli Orsini del Balzo, principi di Taranto e conti di Soleto: una struttura architettonica imponente capace di svettare sul territorio e mostrarsi in tutta la sua bellezza anche agli osservatori posti a diversi chilometri di distanza. Ma anche la torre custodisce una leggenda, come sempre accade in Salento: narra infatti la leggenda che la torre sarebbe stata costruita in una sola notte da parte di un gruppo di demoni inviati appositamente da Matteo Tafuri. Naturalmente si tratta di una leggenda, anche perchè, pur volendo darvi credito, Tafuri è vissuto più di un secolo dopo dalla costruzione della bellissima (e oggi molto ben conservata) torre. Ma la leggenda è davvero particolare ed avvincente e non finisce qui: narra infatti la leggenda che Tafuri avrebbe chiesto aiuto persino al diavolo per compiere questa straordinaria impresa in una sola notte e che questi abbia mandato in aiuto la manovalanza della quale disponeva, ergo spettri e demoni. L’incantesimo però era destinato a svanire al cantar del gallo, e così fu, ma alcuni esseri infernali non riuscirono a fuggire prima del sorgere del sole e rimasero pietrificati sulla sommità della torre, dove ancora oggi li potete ammirare.


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Ilaria Scremin