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Ricorre il 3 febbraio la festa di San Biagio, protettore della gola. Il nome Biagio deriva Blasius, che a sua volta proviene dall’aggettivo latino blaesus, che significa balbuziente, e dal greco blaisus, che significa storto. Analogamente a quanto accaduto per Sant’Ippazio e per San Nicola – santi venerati dalla Chiesa Cattolica così come da quella Ortodossa, san Biagio proviene dall’Oriente e nello specifico dall’Armenia. E proprio come San Nicola o Sant’Ippazio, la sua vita è stata carica di suggestione a tal punto da lasciar traccia indelebile anche qui in Terra di Puglia. Conosciamo dunque oggi più da vicino San Biagio, la sua storia, e qualche piccola curiosità che lo riguarda. Anche gastronomica, perchè no. 

Chi era San Biagio

Siamo a cavallo tra il III e il IV secolo dopo Cristo in Armenia (Asia Minore), nella città di Sebaste, della quale il Santo era vescovo, e nella quale esercitava la professione di medico. La sua triste fine ha a che fare con il dissidio tra Costantino e Licinio, due Augusti (ovvero Imperatori) dell’Impero Romano d’Occidente e d’Oriente. Il dissidio tra i due imperatori verteva anche sulla libertà di culto in tutte le zone dell’Impero. In particolare Licinio aveva messo in atto una serie di persecuzioni nei confronti di tutti i cristiani dell’Impero Romano d’Oriente, ordinando sovente torture ed esecuzioni. Questo sanguinoso dissidio trovò fine poi con l’Editto di Milano (siglato a Mediolanum, antica Milano, allora capitale dell’Impero Romano d’Occidente) nel 313. A questo editto fecero seguito altri provvedimenti, secondo i quali la domenica doveva essere il giorno festivo per tutti, era vietato eseguire riti religiosi o magici di sorta, si vietava l’adulterio ed altri. Un impegno comune che culminò nel 325 con il primo Concilio Ecumenico, il concilio di Nicea. San Biagio fece in tempo a vedere l’esito positivo del dissidio tra i due imperatori- la Pax Costantiniana – e nonostante nei territori dell’Impero Romano d’Oriente vi fosse di fatto piena libertà di culto, fu ugualmente ucciso nel 316 poiché rifiutò di rinnegare la sua fede Cristiana. Il santo fu infatti torturato con dei pettini che si usavano ai tempi per cardare la lana, e infine decapitato.

La Festa di San Biagio

San Biagio si festeggia il 3 febbraio ed è patrono di diversi paesi e città non solo in Italia ma anche all’estero. Nell’VIII secolo le sue reliquie furono condotte a Maratea, città della quale è patrono. Di fatto, la nave sulla quale si trovavano le reliquie era diretta a Roma, ma una tempesta costrinse la nave ad ormeggiare a Maratea, dove il viaggio del Santo si fermò. Sul Monte San Biagio, proprio a Maratea, sorge anche una basilica in suo onore. In realtà, sono diverse le città in possesso di una reliquia di San Biagio: un fatto che ha a che fare con l’antica pratica della simonia, ovvero l’abitudine di vendere e dispensare non solo cariche ecclesiastiche, ma anche reliquie varie, di santi veri o presunti.

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Le reliquie di San Biagio in Puglia

A questo proposito, dovete sapere che anche in Puglia le reliquie di San Biagio non mancano. A Carosino (Taranto) si trova un pezzo di lingua del santo; a Galatina (Lecce) una costola; ad Avetrana (Taranto) un frammento della gola. A San Simone, frazione di Sannicola (Lecce) si trova una porzione del corpo del Santo. In questa piccola località si usa festeggiare il patrono non solo come da tradizione il 3 febbraio, ma anche l’ultima settimana di luglio. Solitamente questa festa estiva culmina il sabato, quando ai fedeli è concesso anche il bacio alla reliquia. Proseguiamo la nostra passeggiata pugliese alla ricerca dei reliquiari di San Biagio approdando a Ruvo di Puglia, dove si trova un braccio del Santo, mentre a Ostuni si trova un frammento d’osso.

Iconografia di San Biagio

Dal punto di vista iconografico, san Biagio è spesso raffigurato con un pettine per cardare la lana in mano (in ricordo del suo tragico martirio), ma anche con una candela, una palma oppure un bastone pastorale.

I miracoli di San Biagio e perchè San Biagio è protettore della gola

I miracoli attribuiti a San Biagio sono diversi, ma quello che più è famoso è quello che l’ha reso altresì protettore della gola. Si narra, infatti, che il santo avrebbe salvato un bambino che aveva ingerito per errore una lisca di pesce. Ma ve ne sono molti altri, anche, per così dire, postumi. A Maratea per esempio si conserva una palla di cannone inesplosa sparata dai francesi nel 1806: sembra che su questa palla vi siano proprio le “impronte” delle dita del santo, che avrebbe dunque protetto la città anche in quell’occasione. Ancora, il Santo è noto per aver salvato Salemi da un’invasione di cavallette che stava mettendo la città in ginocchio causando una forte carestia. Da allora ogni anno la viglia del 3 febbraio a Salemi si preparano dei piccoli pani a forma di cavalletta ed altri a forma di gola, naturalmente come sempre accade benedetti ed offerti ai fedeli. Infine, per concludere la carrellata dei miracoli, si narra che a Durazzo, in Albania, dove sorge il monastero di San Biagio, vi sarebbe una roccia dalla quale sarebbe fuoriuscito dell’olio con proprietà curative. Restando in tema di cibo devozionale, e tornando ancora una volta in Puglia, il 3 febbraio a San Marco in Lamis si consumano panini benedetti e si riceve l’imposizione delle candele alla gola; a Ruvo di Puglia, invece, si consumano dei taralli pugliesi dalla forma singolare: sono infatti realizzati nelle forme di Mitra, bastone, piede e mano di San Biagio. In quell’occasione si distribuiscono anche nastrini colorati che, legati alla gola, avrebbero la funzione simbolica di proteggere la gola dei fedeli.

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Una curiosità

San Biagio è venerato in Germania non solamente per il suo potere taumaturgico nei confronti della gola, ma anche della vescica. Il motivo è presto detto: in tedesco vescica si dice Harnblase, un termine che ha una certa assonanza con il nome del santo.

San Biagio a Milano ed il panettone di San Biagio

A Milano la festa di San Biagio è molto sentita. In quell’occasione si usa vendere e consumare i panettoni avanzati a Natale, a tal punto che vi è persino un proverbio, che recita San Bias el benediss la gola e el nas. Si ritiene che consumare il panettone in quell’occasione serva a proteggere proprio la gola ed il naso dai malanni di stagione.

La leggenda del panettone di San Biagio

Narra la leggenda che era di Natale, e che una donna si recò da un frate, Frate Desiderio, per far benedire un panettone, che aveva preparato lei stessa per l’imminente festa. Il frate andava di fretta, così le disse di lasciargli in panettone e di far ritorno dopo qualche giorno a ritirare il dolce benedetto. Il Natale tuttavia passò e la donna non tornò a prendere il panettone. Il frate, pensando che se ne fosse scordata, lo mangiò. La donna però si presentò a ritirare il panettone: era il 3 febbraio. Il frate si dichiarò dispiaciuto per aver consumato il panettone, ed andò a prendere il piatto che conteneva il dolce, al fine di restituire per lo meno quello. Giunto al cospetto del vassoio, si sorprese a scoprire che il panettone non solo era al suo posto, ma era grande il doppio di quello ricevuto dalla donna. Ecco un altro miracolo di San Biagio, dal quale deriva l’usanza milanese sopradescritta.


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Ilaria Scremin