ingiurie e nomignoli del Salento - Laterradipuglia.it

Li abbiamo chiamati “nomignoli” al fine di consentire anche al lettore “non autoctono” di comprendere l’argomento, ma i salentini che frequentano d’abitudine le pagine di questo magazine avranno già capito che ci riferiamo alle “ingiurie”. O meglio, alle “ngurie. Cos’erano le ingiurie e perchè sono nate? Che le ha inventate? E quali sono le più singolari e curiose del Salento? Facciamo assieme due chiacchiere sul tema. 

Cosa sono le “ingiurie”

Le ingiurie sono, in Salento, epiteti affibbiati agli abitanti di questo o quel paesino, ma anche, all’interno dei medesimi paesi, a questa o quella famiglia. Scherzosi al limite dell’irritante, pungenti perché forieri di non sempre gradite verità, le ingiurie spesso nascondono in sé significati non detti, che affondano le loro radici nei mestieri del passato, in aneddoti di paese o che, ancora, fanno riferimento alle caratteristiche geomorfologiche dei luoghi che le hanno viste nascere. Oggigiorno è uso comune riderci su. Sino a qualche manciata d’anni fa, forse, un pò meno.

Come nascono le ingiurie?

Molte delle ingiurie che ancora oggi conosciamo ed usiamo in terra salentina sono frutto della scarsa conoscenza e della diffidenza tra paesani di località anche molto vicine. Affondano infatti le loro radici in un passato in cui non era comune spostarsi da un paese all’altro con la medesima rapidità con la quale lo facciamo noi oggi, e si tendeva ad immaginare gli abitanti dei paesi circostanti al proprio come persone in qualche modo molto diverse, con abitudini curiose, inusuali. Di lì l’abitudine di affibbiargli una comoda “etichetta” lessicale, tanto per fare di un’erba un fascio e tagliare la testa al toro.

Scopriamo allora alcune delle ingiurie più curiose e note del Salento

Muro Leccese: i porci

Questa ingiuria nasce da un aneddoto secondo il quale un allevatore poco perspicace aveva messo i suoi porci fradici di pioggia ad asciugare in forno. E più i porci gridavano di dolore mentre morivano abbrustoliti, più l’allevatore pensava che si stessero divertendo. Ancora oggi a Muro si svolge una sagra dedicata alla carne di maiale (lu porcu meu).

Ortelle: gli nghiati (gli annebbiati)

Gli ortellesi sono chiamati gli annebbiati con riferimento al fatto che si riteneva fossero facilmente ingannabili. Anche alla base di questa ingiuria vi è un aneddoto. Sembra che un gruppo di ortellesi fosse salito sulla cima di un campanile durante una notte invernale. Si era formata, nel frattempo, una fitta nebbia. Gli ortellesi, pensando che fosse il mare che era avanzato fino al cuore del paese, si gettarono di sotto e morirono.

Carmiano: cornuti e alli cozze

I carmianesi sono apostrofati spesso dai vegliasi come cornuti o mangiatori di lumache. D’altronde, le lumache sono note per avere le corna retrattili, dunque di poterle nascondere all’occorrenza.

Otanto: figghi te turchi

Gli otrantini erano naturalmente chiamati figli dei Turchi per i motivi storici che tutti sappiamo. A seguito della presa di Otranto da parte dei Turchi nel 1480, molte donne furono violate e, loro malgrado, misero al mondo dei Turchi.

Neviano: gente te cozzu

Gente te cozzu fa riferimento al fatto che i nevianesi avevano la testa dura come la pietra.

Collepasso: li saracini

I collepassesi sono chiamati saracini con riferimento alla loro avarizia ed alla loro incapacità di godere appieno di tutti i piaceri della vita. Un epiteto che non trova riscontri storici in quanto i saraceni usavano, al contrario, trarre tutto il meglio dalle loro esistenze.

Alliste: argerini

Gli allistini sono noti con il nome di argerini in riferimento al loro essere piuttosto irruenti e violenti. Secondo la credenza popolare, questa impulsività è stata ereditata proprio da un gruppo di algerini che si erano insediati in paese alcuni secoli or sono.

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Poggiardo: licca viddhanzie o sardari

I poggiardesi sono chiamati licca viddhanzie o sardari. Il nome licca viddanzie significa lecca bilance e fa riferimento alla tirchieria dei poggiardesi, che si recavano al mercato in orario di chiusura per acquistare le rimanenze a buon prezzo e si assicuravano poi che sulla bilancia non rimanesse proprio nulla di quanto pesato. Il nome sardari si riferisce al fatto che erano allevatori di sarde.

Sanarica e Scorrano: Tira-Trai e Cucuzzari

In entrambi i casi si tratta di epiteti volti a sottolineare la presunta stupidità degli abitanti del luogo. Tira Trai si riferisce al fatto che alcuni muratori di Sanarica intenti ad edificare la chiesa parrocchiale si misero a tirare una trave da una parte e dall’altra cercando di portarla alla lunghezza giusta nonostante fosse troppo corta. Cucuzzari invece si riferisce alla zucca, intendendo che gli scorranesi al posto della testa avevano forse una zucca vuota. In realtà, in quel di Scorrano si producevano molte zucche, e non era inusuale che i contadini si aggirassero nella terra a piedi scalzi per raccogliere tanto le zucche quanto, più comunemente, le olive. Di qui un altro epiteto comune in quel di Scorrano, ovvero pedi niuri (piedi neri).

Massafra: pagghiuse (uomo di paglia) e masciari (maghi o stregoni)

L’epiteto pagghiuse, che significa uomo di paglia, si riferisce all’abitudine dei massafresi di vestirsi come dei damerini pur non avendo molti mezzi finanziari per farlo. Insomma, uomini che spendono molto nelle apparenze ma poi hanno la dispensa vuota. Invece masciari fa riferimento alla Massafra esoterica, della quale abbiamo già avuto modo di parlare tempo fa, quando vi abbiamo raccontato la leggenda di Mago Greguro ed altre curiosità sulla cittadina pugliese.

Pulsano: puzza ti luntanu

Questo epiteto è sicuramente poco lusinghiero ma non si riferisce, sembra, al fatto che i pulsanesi puzzino (su questo punto torneremo a breve). Al contrario, fa riferimento all’abitudine di impiccare i condannati a morte sulla porta del paese. I corpi dei condannati erano lasciati lì come ammonimento per chi restava in vita sino a pressoché totale decomposizione, dunque la puzza in breve tempo si sentiva anche da lontano. Tuttavia, qualcuno pensa che questo epiteto faccia riferimento al fatto che i vicini leporanesi fossero invidiosi per la prestanza fisica dei pulsanesi, messa in luce sovente in occasione di alcune competizioni sportive. E allora, tanto per infastidire i pulsanesi, li chiamasseo puzzano puzza ti luntanu per indicare lo sgradevole odore di sudore emanato dai loro corpi.

Epiteti legati all’ambiente naturale

Palmariggi, Giuggianello e San Cassiato: carnocculari e Cuccuasci

La carnoccula in dialetto è la rana. In quel di Palmariggi ed anche in quel di Giuggianello l’habitat umido e insalubre (ai tempi della nascita dell’ingiuria, naturalmente) era luogo ideale per il proliferare di innumerevoli “famiglie” di rane. Analogamente, a San Cassiano gli abitanti erano chiamati Cuccuasci per la presenza di numerose civette.

Epiteti legati ai mestieri antichi

Carovigno: travinieri o caucinari

I carovignesi sono detti travinieri con riferimento all’abitudine di guidare carri agricoli. Mentre caucinari significa intonacatori. Entrambi gli epiteti si riferiscono alle attività comuni in zona nei secoli passati, quando si soleva raccogliere le olive e trasportarle nei travini (i carri) e quando si lavorava alacremente nel settore edilizio, complici anche alcune cave di tufo presenti a Carovigno.

Cutrofiano: pignatari

I cutrofianesi erano chiamati pignatari perché nel paese era molto diffusa sin da tempo immemore l’arte figula. Vi si producevano dunque cantari, capase e altri recipienti in terracotta, usati per contenere acqua, vino, olive e molto altro. Di qui il nome di pignatari.

Le ingiurie salentine sono ancora molte e potremmo dilungarci ancora a lungo in questo piccolo viaggio dietro al quale si nascondono aneddoti, curiosità, leggende popolari e perle di folklore che ancora oggi fanno parte più che mai del gergo popolare.