La pizzica

Il termine pizzica indica una danza tradizionale tipica del Salento, ovvero dell’area più meridionale della Puglia, corrispondente alla provincia di Lecce e a qualche comune delle province di Taranto e Brindisi. Attualmente, la pizzica rappresenta una tradizione tipica salentina, anche se in origine apparteneva ad un’area più estesa dell’Italia meridionale, corrispondente all’intera regione della Puglia ed alla parte più orientale della Basilicata: veniva inoltre chiamata “pizzica pizzica”.

La pizzica come ballo dionisiaco

La pizzica appartiene a quel filone di danze tipiche dell’Italia meridionale che solitamente vengono indicate come “tarantelle”. Si tratta di balli aventi origini molto antiche, nati come pratiche relative al culto ed alla venerazione del dio Dioniso, anticamente molto presente nell’Italia meridionale ed in particolare nella penisola salentina. Durante i festeggiamenti in onore del dio Dioniso, le popolazioni si lasciavano andare pubblicamente a comportamenti sfrenati e licenziosi, aiutati dal vino (Dioniso a Roma era identificato appunto con Bacco) e da questi balli.

La pizzica come mito di Arakne

Una seconda spiegazione relativa alla nascita della pizzica tende a collocarne le origini in Grecia, ai tempi di Zeus. Narra il mito che Arakne – una giovane e bella fanciulla – fosse stata sedotta da un marinario, partito per mare subito dopo. Da quel giorno, Arakne aspettò giorno e notte il ritorno del marinaio, finchè una mattina scorse finalmente all’orizzonte una barca che si avvicinava alla costa e capì che il suo amore era finalmente tornato. Ma il destino fu inclemente: proprio davanti agli occhi di Arakne, la barca del suo amore subì un attacco, i suoi occupanti vennero tutti uccisi, e la barca affondò. Alla sua morte, Arakne venne inviata da Zeus in terra sotto forma di tarantola per vendicare il torto subito.

La pizzica come ballo del tarantato

Con il passare del tempo, la pizzica subì un’evoluzione concettuale e venne associata non più ai festeggiamenti in onore di Dioniso, bensì, al morso delle tarante, per il quale essa sembrava essere l’unica cura. Il Salento è stato da sempre una terra di contadini che, lavorando i campi e trascorrendo gran parte della loro vita in mezzo alla terra, rischiavano di imbattersi in differenti tipi di animali e di venire morsi dalla tarantola. Forse per il morso della tarantola, forse per il calore del sole che nei mesi estivi in quelle zone è particolarmente intenso, capitava che qualcuno si sentisse male e svenisse. A quel punto vuole la tradizione che la medicina tradizionale fosse completamente inutile: il tarantato entrava in una sorta di stato di trance e l’unica reazione che riusciva a manifestare era una danza isterica al ritmo del tradizionale tamburello salentino.

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Il ruolo di San Paolo nella pizzica e nel tarantismo

La tradizione popolare vuole che San Paolo apparisse (o appaia) ai tarantolati prevedendo loro il tempo di guarigione, che, se nei casi migliori era di appena qualche giorno, nei casi peggiori era di settimane o addirittura mesi. Ancora oggi, nel Salento si trovano testimonianze di persone alle quali San Paolo ha indicato la guarigione.

Pizzica e tarantismo

La pizzica non era quindi solamente un ballo di festa di comunità o di famiglie, ma rappresentava un vero e proprio strumento di guarigione nel contesto di riti etnocoreutici del tarantismo. La musica veniva eseguita da vari strumenti tra i quali ovviamente primeggiava il tamburello, seguito dal violino. Tramite la musica si esorcizzavano i tarantati che, indotti al ballo frenetico, affrettavano la guarigione. Il ballo proseguiva per giorni, talvolta per settimane, ed aveva un ritmo particolarmente accelerato, come testimoniato dalle celebri registazioni del maestro violinista Luigi Stifani.

La pizzica ed il tarantismo ai giorni nostri

Ciò che rimane oggi di pizzica e tarantismo, è il cosiddetto neo-tarantismo, che si propone di mantenere vivo il legame con le radici contadine salentine e di conservare il ricordo di queste tradizioni. Oltre alla pizzica del tarantato, che balla da solo sotto l’effetto allucinatorio del morso della taranta, sono giunte a noi due forme di ballo particolarmente coreografiche: ci riferiamo alla pizzica pizzica ed alla danza delle spade.

La pizzica pizzica

La pizzica pizzica è un ballo eseguito da una coppia con un uomo e una donna, e non era necessariamente un ballo di corteggiamento. La coppia può essere formata da parenti, amici, fratelli e così via, ed inscena un momento di festa e di gioco. Qualunque sia la situazione che si va inscenando, i ruoli sono sempre ben definiti. La donna, sia che balli nel contesto di un simulato corteggiamento, sia che balli in un contesto di tipo scherzoso, tiene in mano un fazzoletto, anticamente utilizzato per invitare il partner al ballo. Questo fazzoletto aggiunge coreografia e spettacolarità al ballo, diventando ora simbolo di un pegno d’amore, ora strumento per animare ulteriormente la danza. La donna ha il compito di esprimere al massimo la sua femminilità non solo tramite l’uso del fazzoletto, ma anche indossando ampie gonne e ampi foulard, mantenendo i capelli sciolti e danzando sempre in maniera eretta e misteriosa. L’uomo invece ha il ruolo di esprimere virilità, forza e mascolinità, impegnandosi in movimenti più decisi e marcati. Starà alla donna movimentare il ballo, ora avvicinandosi all’uomo ed invitandolo con lo sguardo, ora allontanandosi repentinamente distogliendo lo sguardo altrove.

La pizzica “a scherma”

La pizzica a scherma viene anche spesso indicata come danza delle spade. La pizzica a scherma viene ballata da due uomini e consiste nella simulazione di un combattimento tramite coltelli. Ovviamente non vi sono coltelli veri nè pugnali, come invece accadeva un tempo: la presenza delle armi viene oggi semplicemente simulata tramite le dita indice e medio, o mediante l’apertura di tutta la mano, che viene brandita come se fosse un’arma. Nella pizzica a scherma, i due contendenti simulano tutte le mosse tipiche di un combattimento reale, ora riprendendo i passi della scherma, ora infliggendo colpi e talora simulando di essere stati colpiti ed abbandonando il combattimento.

Le ronde

La ronda è quel cerchio di spettatori che si raduna attorno alla pizzica per guardare lo spettacolo ed incitare i ballerini applaudendo. Nella ronda troviamo anche i musicisti ed i tamburellisti: attualmente in Salento vi sono alcuni eventi specifici dedicati alla pizzica, come la lunga notte di Santo Rocco a Torre Paduli (Ruffano), durante la quale si vengono a creare simultaneamente diverse ronde all’interno delle quali si alternano diverse coppie di ballerini. La notte di Santo Rocco è una festa molto antica, di origine contadina, da sempre frequentata da contadini, commercianti e zingari provenienti dalle campagne circostanti. Un’altra serata interessante si svolge a San Vito dei Normanni, dove troviamo la variante della “taranta d’acqua”: si riteneva infatti che il tarantato morso in acqua dovesse per forza ballare in acqua per guarire dalla crisi.


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Ilaria Scremin

3 Responses to "La pizzica e il tarantismo"

  1. Claudio66  18 Ottobre 2019

    Grazzie buon lavoro

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  2. PLACIDO  31 Marzo 2016

    MAGIA MAGIA MAGIA DEL CORPO E DELLO SPIRITO.

    Rispondi
  3. Pingback: Festa di Santo Rocco 2011, Torrepaduli Ruffano | LaTerradiPuglia.it ti consiglia

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